Ippolito Edmondo Ferrario - I fantasmi del banchiere nero

05.02.2025
Raul Sforza, il banchiere nero, è un personaggio che ho amato fin dal primo libro. Lui è duro, deciso, determinato, crudele e con pochi scrupoli. È cinico, disposto a seguire i suoi scopi ad ogni costo ed è sincero. Non usa giri di parole con nessuno, quando vuole qualcosa fa di tutto per ottenerla. È un personaggio diverso dai tanti protagonisti "vestiti" da eroi nascosti, quelli perfetti, che sanno sempre come e quando muoversi e sono anche bellissimi. Raul è un banchiere che tesse le sue tele di nascosto, persegue i suoi scopi e i suoi desideri, sembra che non abbia cuore ma in realtà ce l' ha, lo tiene chiuso come in cassaforte perché.. questo è meglio che ve lo racconti lui, a parole sue, tra le sue pagine.. Raul si circonda di poche persone, ma fidate e pronte a seguirlo e accontentare ogni suo desiderio. Una di queste è Amedeo, la sua spalla, la sua ombra. Lo porta ovunque e segue ogni suo ordine alla lettera. Raul è amante del buon cibo, del buon vino e dei sigari. 

In questo romanzo si imbatte in una giornalista di Venezia, Mara Sartori, che vuole far luce sulla morte di un notaio avvenuta nel 1946. Erano gli anni della Shoah. Conosciamo tutti la storia, ma non è detto che non vi sia qualcosa di nascosto dietro alla morte di una persona in quegli anni che poi è passata nel dimenticatoio.. Mara è curiosa e vuole scoprire come mai quell' uomo perse la vita in quel 20 maggio 1946. 

Raul abita a Milano ma Mara, a modo suo, riesce a coinvolgerlo e farlo venire a Venezia. Nei romanzi dell' autore con questo protagonista si riesce a conoscere i luoghi dove il romanzo prende vita e questo, fortunatamente, non fa eccezione. Tra monumenti e vie antiche, calli e canali si gira nella magia della Venezia di oggi potendo quasi assaggiare qualche piatto degustato da Raul tra un sorso di buon vino e un sigaro. 

La trama è coinvolgente e intrigante, con Raul non c'è tempo per annoiarsi. Il finale è elettrizzante e non manca il grande colpo di scena. Mi sono piaciute anche le descrizioni degli altri personaggi, ognuno ben delineato.

Trama:

Venezia, 20 maggio 1946. Nel suo studio di fondamenta Orseolo viene ritrovato con il cranio sfondato il cadavere del notaio Giangiacomo Ballarin. Il solo sospettato, seppur in contumacia, è Alvise Alberton, truffatore e falsario il quale, durante il periodo della passata Repubblica Sociale Italiana, frequentava i vertici dei ministeri presenti nella città lagunare. Le indagini non portano a nulla e, con la promulgazione dell'amnistia Togliatti, il caso viene definitivamente archiviato. A distanza di più di settant'anni, Mara Sartori, giornalista di cronaca nera, decide di far luce sulla morte del Ballarin il cui nome è legato alla Shoah veneziana e al presunto ruolo di procacciatore di documenti per gli ebrei in fuga. La ricerca della verità si trasforma presto per Mara in un susseguirsi di angosciose scoperte e di colpi di scena che la portano all'inaspettato incontro con il milanese Raoul Sforza, meglio conosciuto come "il banchiere nero" per i suoi trascorsi eversivi negli anni Settanta, uomo da sempre al centro di scandali e di processi. Sforza, una volta giunto a Venezia, si ritroverà ad aiutare la giovane giornalista e nello stesso tempo a ripercorrere un capitolo doloroso e mai svelato della storia della propria famiglia. 

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