Indagine Manuela Malchiodi

1. Quando hai iniziato a scrivere?
È da tanto che scrivo per lavoro, ma a scrivere narrativa ho iniziato nei primi anni Duemila, con racconti gialli.
2. Come costruisci i tuoi personaggi e la tua trama?
Disordine e confusione dominano incontrastati nella prima fase creativa. Dal caos emergono alcuni flash, direi istintivi, sui personaggi che vorrei e su un'idea generale della trama. Non sottovaluto questa fase e non cerco di irregimentarla perché secondo me è proprio lì che nasce il cuore della storia. Se questo nucleo mi piace e mi convince, proseguo cercando di dare ordine alle idee, con una specie di scaletta provvisoria della trama che poi subisce mille modifiche in corso d'opera. Non uso invece le "schede personaggio", non ci riuscirei, diciamo che la parte personaggi rimane fino alla fine molto spontanea.
3. Quanti libri hai scritto finora e quanti ne hai pubblicati? Casa editrice o self-published?
Ho pubblicato tre libri, ma due erano saggi legati al lavoro. Il mio primo romanzo giallo, Acrilico, è uscito per Nero Press nel 2021 e quando sono rientrata in possesso dei diritti l'ho autopubblicato con Kindle Direct Publishing. Poi ne ho scritto un altro, concluso da poco, che è in cerca di editore (anzi, ora che ci penso, devo darmi una mossa).
4. Quale dei tuoi libri hai trovato particolarmente difficile da scrivere?
Tutti, nessuno più degli altri. Non so bene il perché, ma mi metto sempre su strade difficili, cioè trame che richiedono molta ricerca e documentazione, ambientazioni particolari, storie distanti dalla mia esperienza, insomma un mix dove bisogna stare attenti a non fare scivoloni e dove si lotta costantemente contro la sindrome dell'impostore. Quindi studio intenso, fatica, ansia e insicurezze sono miei compagni di viaggio. Ma anche la passione, in fondo se scelgo certi temi e ambientazioni è perché mi affascinano e la scrittura è un'ottima occasione per esplorarli.
5. Quale parte del tuo libro ti ha creato maggiori difficoltà?
6. Con quale dei tuoi personaggi ti identifichi facilmente? Perchè?
Rispondo insieme a queste due domande perché, come vedrai, sono legate. So che può sembrare strano, ma ho grosse difficoltà con il personaggio con cui mi identifico di più. Mi spiego: nei miei romanzi, finora c'è sempre stato un personaggio che è portatore del mio sguardo. Non della mia biografia, intendiamoci, ma della mia "visione", della mia lettura della realtà, di interessi e curiosità che sono poi quelli che fanno avanzare la trama e la orientano. E dato che io concepisco questo personaggio come un osservatore, un "traghettatore", non sento il bisogno di costruirgli anche una biografia approfondita. Così ogni volta, quando chiedo una scheda di valutazione (lo faccio sempre), mi sento dire che su questo personaggio devo lavorare ancora, perché alla fine si ha l'impressione di non conoscerlo e rimane freddo, in ombra rispetto agli altri, anche quelli secondari. All'inizio ci rimango male, perché dico: se ti è piaciuta la storia è proprio grazie a questo personaggio che ti ci ha accompagnato dentro e che con te ha condiviso tutti i suoi pensieri, quindi non puoi dirmi che è freddo e distante. Ma questo argomento non fa presa (e non la farebbe sul lettore, mi dicono), così di colpo devo dare al personaggio un passato più corposo, un corpo più visibile, un Fatal Flow, un arco di trasformazione. Che però non possono essere i miei personali, perché sono riservata e perché non ho intenzione di diventare il personaggio principale del mio romanzo. Così inizia un lavoro molto difficile, anche perché di solito devo farlo a romanzo già concluso, e armonizzando la nuova parte con tutto il resto.
7. Quanto è durata la tua ricerca per il libro?
Un'infinità. Faccio fatica a quantificare perché, non facendo la scrittrice di mestiere e dovendo lavorare, la ricerca è continuamente spezzettata, interrotta, sospesa. La conduco in parte prima di iniziare a scrivere e in parte parallelamente alla scrittura. Diciamo che mi ci vogliono almeno due-tre anni per un romanzo, tra ricerca e scrittura.
8. Ci sono personaggi nei tuoi libri che hanno delle somiglianze con te o con persone che conosci?
Delle somiglianze con me stessa ho già detto. Per gli altri personaggi mi capita di ispirarmi per qualche dettaglio di personalità o di biografia a persone che conosco, ma poi tutto si rimescola con la fantasia, al punto che nessuno riuscirebbe a riconoscersi in un mio romanzo. Almeno lo spero.
9. Il tuo personaggio principale è una persona con cui normalmente andresti d'accordo?
Nei romanzi che ho scritto finora non c'è un protagonista unico ma un protagonismo "corale", quindi la risposta non è univoca. Con alcuni sì, con altri forse avrei qualche difficoltà, ma alla fine ci capiremmo.
10. Sviluppi i tuoi personaggi mentre scrivi oppure li conosci già prima di iniziare a scrivere?
Alcuni li vedo prima di iniziare, come in un film. Ad esempio, i due protagonisti di Acrilico, e anche un altro personaggio centrale del romanzo, li avevo già ben chiari in testa fin dall'inizio. Chiari, intendo, come aspetto e come "essenze" di personalità, ma poi è la scrittura che gli ha dato corpo. Molti personaggi, invece, saltano fuori durante il percorso, inaspettati, anche perché c'è un gran via vai nelle mie storie.
11. Cosa ti aiuta a concentrarti mentre scrivi?
Il silenzio assoluto e quei tempi dilatati che sono tipici della sera, della notte o di certe domeniche. Mentre se ho bisogno di sbloccare alcune impasse della trama, o inventarmi da zero un nuovo capitolo, mi aiuta molto camminare o nuotare.
12. Com'è il tuo spazio di scrittura?
Dato che il mio lavoro mi costringe tutto il tempo seduta davanti al computer, per me è inconcepibile fare la stessa cosa quando scrivo. Ho bisogno di crearmi uno spazio completamente diverso da quello dedicato al lavoro. Quindi la mia postazione preferita per scrivere è seduta sul letto, con il portatile appoggiato su uno di quei tavolini pieghevoli da colazione. Oppure, le rare volte che scrivo a mano, accoccolata su una poltrona. Insomma, il mio spazio di scrittura assomiglia a una cuccia. Se avessi un giardino o una veranda, farei anche lì altre postazioni.
13. Hai mai viaggiato per raccogliere più informazioni per il tuo libro?
Diciamo che è stato proprio grazie alle informazioni assorbite durante i viaggi che mi sono venute idee per i romanzi. Sul fatto di viaggiare apposta per raccogliere nuove informazioni, purtroppo riesco a farlo raramente. Ma, quando ci riesco, lo trovo bellissimo.
14. Cosa ti aiuta a rilassarti mentre scrivi?
Sapere di avere davanti una giornata interamente libera, di quelle in cui non metti il naso fuori casa e puoi immergerti completamente nella tua storia. E il silenzio, naturalmente, qualche volta un po' di musica bassa e esclusivamente strumentale. Non ho altre esigenze particolari.
15. Secondo te, cosa rende una storia spettacolare?
Questa è una domanda difficile, perché se penso ai romanzi che ho trovato spettacolari (anche limitandoci al genere giallo/thriller) mi accorgo che i motivi sono molti e diversi. Come tutti gli appassionati del genere, ammiro molto alcune capacità come quella di creare tensione e suspence, di costruire storie complesse ma non complicate, che riescano a sfidare il lettore sul piano razionale e intuitivo, senza mai "ingannarlo". Ma questi ingredienti da soli non bastano a rendere una storia memorabile. Ci vogliono anche un'ambientazione originale, la capacità di trascinare il lettore in uno spazio-tempo affascinante, dei personaggi che lasciano il segno. E ci vuole uno sguardo distintivo, che è fatto di stile di scrittura ma anche di un particolare sguardo sul mondo che emerge inconfondibile tra le righe.
16. In quale momento della giornata scrivi di più?
Essendo la scrittura "il negativo" del lavoro e degli impegni familiari, dipende tutto da quello. Mi adatto. Comunque per la maggior parte del tempo scrivo di sera, in qualche notte insonne, in qualche weekend libero. Ed è un peccato, perché secondo me ho più ispirazione e scioltezza di scrittura al mattino.
17. Chi sei quando non scrivi?
La stessa, ma piena di energia compressa e di pensieri che vorticano in cerca di una nuova storia. In fondo credo che scrivere sia la forma di espressione che mi riesce meglio, e in una certa misura ne ho bisogno. Quando finisco un'impresa mi riprometto di smettere per un po', perché comunque scrivere è faticoso e assorbe molto tempo. Ma poi entro in fibrillazione. Ora ho provato a introdurre una regola di alternanza: dopo la fine di un romanzo è consentito soltanto un defatigante: un racconto, ad esempio, o qualche altro testo breve. Ma ho subito la tendenza a strabordare.
18. Come stabilisci i nomi dei tuoi personaggi?
Piuttosto a casaccio, a meno che il loro nome non abbia un significato particolare nella trama.
19. Cosa ti ha ispirato nell'ambientazione del tuo libro?
Per Acrilico l'ispirazione mi è venuta dalla visione di alcuni bellissimi murales dal finestrino del treno. Sono andata a vederli da vicino, ho iniziato a informarmi sul mondo della street art, mi sono appassionata e ho pensato che sarebbe stata un'ottima ambientazione per un giallo.
20. Qual è la cosa più difficile nello scrivere un personaggio del sesso opposto?
A dire la verità, non ho percepito difficoltà particolari nel costruire personaggi maschili. Non sento la loro psicologia come qualcosa di insondabile. Le difficoltà che a volte trovo con certi personaggi dipendono da altri fattori e sono trasversali rispetto al genere.
Grazie!