Indagine Alessandra Delle Fratte

1. Chi sei quando non scrivi?
Sono una psicologa psicoterapeuta che esercita l'attività privata a Roma, la città in cui sono nata e risiedo. Per tanti anni sono stata una consulente organizzativa e ho viaggiato in lungo e in largo per l'Italia. Oggi alterno l'attività clinica a quella di docente e supervisore di psicoterapia.
2. Quando hai iniziato a scrivere?
Scrivo da quando ho memoria: in forma diaristica ho sempre lasciato una traccia scritta della mia vita. Anche nel lavoro, la scrittura mi consente di fissare i dati salienti di ciò che svolgo.
Una decina di anni fa iniziai a esprimere in versi ciò che sentivo a livello personale e ho aperto la mia prima pagina social. Spazio dalle poesie – in particolare haiku di ispirazione giapponese – ai racconti (anche brevi e/o micro-fiction) fino alla forma del romanzo.
3. Come costruisci i tuoi personaggi e la tua trama?
Il mio è un romanzo d'esordio quindi non posso generalizzare ma, anche pensando ai personaggi dei miei racconti, credo che a far scattare l'idea sia quel certo "dettaglio" che cattura la mia attenzione in un dato momento. Nel mio romanzo, ad esempio, tutto è partito da una fotografia che mi ha dato l'idea per la firma del serial killer, stilizzata poi nella cover del libro. Definita l'idea di storia che voglio narrare, il personaggio principale nasce praticamente all'unisono; il resto viene dopo.
4. Quanti libri hai scritto finora e quanti ne hai pubblicati? Casa editrice o self-published?
Non sono una autrice che si autopubblica e per ognuno dei miei progetti ho sempre trovato case editrici NON EAP che hanno creduto nella mia scrittura. Escludendo le numerose antologie che racchiudono i miei racconti, ho scritto in tutto tre libri: due di poesie – su cui non mi soffermerò – e il romanzo di genere giallo noir thriller Il Sigillatore uscito a novembre 2023 fra i titoli della Affiori, un marchio della Giulio Perrone Editore.
5. Quale dei tuoi libri hai trovato particolarmente difficile da scrivere?
Circoscrivendo il discorso al romanzo direi che non ho avuto difficoltà, anzi attraverso la sua stesura si è confermata dentro di me la certezza di aver incarnato la voce giusta, sicuramente noir, desiderosa di costruire storie e personaggi forti, con messaggi – anche sociali importanti – da veicolare.
6. Quale parte del tuo libro ti ha creato maggiori difficoltà?
Non difficoltà quanto un filo di imbarazzo iniziale. Per necessità di ambientazione, ho dovuto inserire parti di erotismo funzionali alla trama, che fa riferimento esplicito a un tipo di sessualità non convenzionale: quella delle pratiche sadomaso, che in ambito clinico sono dette parafilie e non costituiscono necessariamente – a dispetto di quello che il senso comune può credere – una perversione o un disturbo mentale.
Parlare di sessualità nel mio lavoro è una cosa naturale. Parlarne in un romanzo di esordio mi ha sollecitato uno scrupolo in più. La descrizione concreta di esempi di giochi erotici di questo tipo ha richiesto, da parte mia, una documentazione extra delicata e non facile, ad esempio mediante interviste a chi pratica in questo modo nella propria quotidianità e/o nella coppia.
7. Con quale dei tuoi personaggi ti identifichi facilmente? Perché?
Non posso negare che in Ginevra Grimaldi un pizzico di me c'è sicuramente. Caratterialmente mi ci rivedo nella determinazione come nel perdere la pazienza se le cose… non vanno come mi aspetto. Eleganza innata e fascino (più che bellezza) sono qualità di Ginevra che avrei voluto possedere – o magari mi appartenevano in un'altra vita, chissà!
8. Quanto è durata la tua ricerca per il libro?
Il Sigillatore ha avuto un lungo periodo di gestazione: scritto prima della pandemia, ha seguito più di un anno di rivisitazioni ed editing nell'ambito di un percorso dedicato svolto con la Scuola Omero. Complessivamente, direi almeno sei mesi fra ricerche e studio della documentazione.
Preliminarmente, ho voluto approfondire il linguaggio medico legale, le procedure investigative e istruttorie da contestualizzare in ambito italiano, cosa non banale se pensiamo a quanta fiction crime americana ci cibiamo in tivvù. E come dicevo prima ho raccolto informazioni a supporto delle pratiche bdsm senza scadere in banali sfumature monocolore, bensì nel rispetto verso questo tipo di sessualità atipica.
9. Ci sono personaggi nei tuoi libri che hanno delle somiglianze con te o con persone che conosci?
Come psicoterapeuta amante della scrittura sono certamente privilegiata: raccolgo ogni giorno il sussurro più intimo delle persone, le loro emozioni e storie di vita. Nei miei personaggi mi piace lasciar trasparire un certo aspetto del mio carattere, o un difetto magari. Altre volte li costruisco come il mio esatto opposto oppure – come dicevo – mi ispiro a qualcuna delle persone che ho incontrato a lavoro o semplicemente uscendo di casa!
La conoscenza delle pratiche bdsm, ad esempio, è discesa anche da alcune terapie di coppia che ho condotto anni fa.
10. Il tuo personaggio principale è una persona con cui normalmente andresti d'accordo?
Devo fare una doverosa premessa: il mio romanzo è una storia corale. Abbiamo tre personaggi principali, la piemme Ginevra Grimaldi, il consulente tecnico medico legale Max De Luca e un serial killer. Di Ginevra ho già detto. Max è il suo partner, complementare su molti aspetti; speculare in altri pertanto credo che non avrei difficoltà nemmeno con lui. Diciamo che, se non avesse questa necessità di infierire, filerebbe tutto liscio anche con il mio amato villain – che è il personaggio che sento più vicino affettivamente, per le ragioni che lo spingono a uccidere di cui non posso dire nulla ovviamente per non spoilerare.
11. Sviluppi i tuoi personaggi mentre scrivi oppure li conosci già prima di iniziare a scrivere?
Caratterizzo i personaggi nei dettagli. L'ho imparato nel tempo ed è utilissimo a sentirli vivi mentre scrivi di loro! Dall'aspetto fisico al carattere, ai vizi, agli interessi extra lavorativi… non mi concedo limiti su questo, se può servire a creare personaggi robusti e credibili.
12. Cosa ti aiuta a concentrarti mentre scrivi?
Il silenzio: devo essere sola in casa altrimenti vengo distratta da mille richieste. Se funzionale allo sviluppo della storia che sto scrivendo, anche un sottofondo di musica.
I Depeche Mode, ad esempio, sono stati la sound track del mio romanzo; invece, Bach – con la sua Suite No.1 – è stata protagonista di un mio racconto thriller, uscito recentemente in una antologia crime!
13. Com'è il tuo spazio di scrittura?
Scrivo in un angolo dedicato del soggiorno di casa, anche se il mio laptop mi segue ovunque all'occorrenza. Se ho un'idea estemporanea, la fisso sul cellulare per poi svilupparla al pc.
14. Hai mai viaggiato per raccogliere più informazioni per il tuo libro?
In questo romanzo d'esordio non è stato necessario, avendolo ambientato nella mia città. Quando penso a località alternative privilegio sempre luoghi che ho già visitato: lo faccio ad esempio quando scrivo i miei racconti. Le ricerche su internet e le immagini via satellite aiutano talvolta ad aggiornare o arricchire il quadro di informazioni già possedute.
Ora che ci penso, per necessità di scrittura non sarebbe male organizzare il prossimo viaggio!
15. Cosa ti aiuta a rilassarti mentre scrivi?
Le stesse condizioni della domanda 11. Senza concentrazione, sono tesa come una corda di violino. Concentrazione e organizzazione delle idee direi, altrimenti lo sforzo creativo si fa inutile.
16. Secondo te, cosa rende una storia spettacolare?
Non sono una editor ma sono una appassionata lettrice, prima ancora che autrice. Penso che una storia sia "spettacolare" se, soggettivamente, cattura l'interesse del lettore e della critica e se formalmente è ineccepibile. Una trama interessante scritta in modo approssimativo è molto triste da ritrovare nero su bianco: pertanto già un sapiente uso della lingua italiana – dalla costruzione di una frase all'uso di figure retoriche, ad esempio – e di una voce non omologata ad altre, tutte uguali – aiuterebbe. Una buona tensione narrativa e un intreccio fra trama e sottotrame fanno sicuramente la differenza nelle storie crime; la capacità di emozionare con punte di lirismo nelle descrizioni come nei dialoghi, credo sia altrettanto importante nelle storie non di genere.
17. In quale momento della giornata scrivi di più?
Devo dire che non ho una routine regolare. In genere, alterno il mattino presto alla sera dopo cena. Questa alternanza può dipendere anche dalla stagione: in estate, ad esempio colgo gli unici momenti in cui il caldo dà tregua. Nelle fredde giornate invernali o di pioggia, se non lavoro, posso scrivere anche tutto il giorno!
18. Come stabilisci i nomi dei tuoi personaggi?
Curo molto questo dettaglio. Pensando alla caratterizzazione del personaggio, ne immagino la provenienza, dal territorio vado alla ricerca di cognomi e nomi tipici di quei luoghi. Poi passo a verificare se il nome identificato corrisponde a qualche persona davvero esistita o esistente: a quel punto gioco di combinazioni e mi appello alla fortuna!
19. Cosa ti ha ispirato nell'ambientazione del tuo libro?
L'ambientazione – come luogo di accoglienza – è caduta sulla mia città, Roma: in questo primo libro per scelta l'ho appena tratteggiata: un paio di zone più ricche rispetto ad aree urbane più popolari e di periferia; molti interno-notte, che potrebbero calzare altrettanto bene per Milano o Torino. Questo perché la vera "ambientazione" è data dal riferimento alla comunità Bdsm e ai club privée rintracciabili a Roma come in altre città. Serviva un contesto forte di quel tipo per far agire le motivazioni violente del mio serial killer, il cui intento è infierire su chi domina o si fa dominare, anche solo per gioco.
20. Qual è la cosa più difficile nello scrivere un personaggio del sesso opposto?
Se non fossi agevolata dal "mestiere" che faccio, direi sicuramente ragionare per stereotipi, luoghi comuni e preconcetti obsoleti.
Oggi, la sessualità e anche l'identità di genere stanno perdendo i propri confini rigidi – da identità binarie a fluide – dunque aprirsi alla possibilità di immaginare mescolanze, differenze, e ampi margini di variabilità è altamente stimolante a mio modo di vedere. Su questa fluidità mi sto concentrando, ad esempio, nel mio nuovo romanzo.
Ma questo lo diremo in un'altra occasione.
Grazie!